Quando ho visto il Mandala di Cesare Pavese la prima cosa che mi
è venuta in mente è il titolo di un suo Romanzo, l’ultimo: “La Luna e i Falò”.
Poi analizzando la sua vita leggo che nella lettera al suo ultimo amore dice di
volerle molto bene, “un falò di bene!”, e la sensazione iniziale inizia a
prendere consistenza. Un Mandala, quello di Cesare Pavese che si gioca tutto
con pochi Arcani: Eremita, Luna, Appeso, Innamorato e un Imperatore in P21…che
è sempre Luna. E poi in P18, l’altra faccia della luna nel Mandala (e si
ritorna alla luna), troviamo Papessa. Mentre in P19 lo aspetta in sfida una
Imperatrice. Cerca l’amore totalizzante
di una Papessa nelle “donne Imperatrice” che incontra nel suo cammino. Donne
forti, intellettuali che non riuscivano a condividere quel suo continuo cercare
il senso delle cose dalla politica all’ amore. D’altronde con tutti quegli
Eremiti sarebbe stato difficile per lui vivere in modo più superficiale! Ma
espansione di Eremita è Luna ed ancora Arcano XVIII torna ad essere
determinante nel suo Mandala. Appeso continua a suggerirgli di avere fiducia ma
non ce la fa e gli rimane fissa l’idea della solitudine, di chi è destinato a
soffrire. Innamorato in P13 guarda a Innamorato in P10 incitandolo a scegliere
se stesso. Non possiamo, certo sapere quale shock è qui rappresentato…ma la
freccia, si sa, parte da qui per arrivare fino a P10 ed il compito da
individuare è chiaro: Non puoi trovare Amore se non lo provi prima per te
stesso. Eremita, con la sua lanterna non
illumina la Luna, ma il riflesso nel mare, nell’acqua dove Pavese rimane
intrappolato, come il gambero rosso, nella spasmodica ricerca di un amore
terreno cercando in se stesso la causa dei suoi fallimenti amorosi[A1] . L’amore,
sempre cercato e donato, diventa in lui, allora, illusione di tenerezza, pace, serenità…Pavese,
come la piccola fiammiferaia brucia tutti i suoi fiammiferi sognando l’amore
senza mai uscire fuori dal suo sogno. E come la Piccola Fiammiferaia trova
conforto solo nella Morte. Alla fine l’amore cosa è? Si chiede. La sua risposta è “cenere di un falò” …della
cenere non rimane nulla…e quindi drammaticamente non è realtà. Come la luna nel
mare illuminata da Eremita. Bisogna alzare lo sguardo e vedere davvero la Luna!
I cani ululano quasi a volergli suggerire di guardare in alto. Inutilmente.
Un’ultima coincidenza o forse Cesare Pavese lo sapeva dentro di se: Eremita è
gli occhi di Senza Nome e la sua ultima poesia si chiama “Verrà la morte ed
avrà i tuoi occhi”. E lui è davvero e purtroppo tragicamente un Eremita.
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