sabato 26 dicembre 2020

 


IL CANTO DI NATALE Parte5

QUARTA PIRAMIDE, Piramide del Fuoco Maestro Il MATTO

 Lo spirito del Natale presente si accascia al suolo ed al suo posto, da sotto al saio appare una figura alta e maestosa. Ha un lungo mantello nero che gli copre interamente il corpo. Dal mantello esce solo una mano scheletrica. Il fantasma terrorizza molto Scrooge che, intimorito, nel momento in cui lo incontra, gli pone molte domande. Lo spettro, però non risponde mai: sta in silenzio, solo a volte fa dei cenni con la mano. E’ lento e greve e silenzioso, suggerisce Dickens, l’incedere di questo Spirito, non parla, indica solamente qualcosa ed avanza nel suo cammino. Non spiega, non consola e non ammonisce.

Il fantasma mostra a Ebenezer una stanza dove giace un morto. Chi è quel morto? Scrooge non riesce ad intuire di chi si tratti, poiché il cadavere è coperto da un lenzuolo. In preda al terrore, subito dopo, si ritrova per la strada ed ascolta i commenti dei passanti: nessuno si mostra addolorato per quel decesso. Stesso discorso vale per un rigattiere e dei domestici che, sono interessati unicamente a spartirsi oggetti ed indumenti appartenuti al defunto. L'azione, si sposta, poi, in casa di due coniugi che si rallegrano per la morte dell'uomo con il quale avevano un debito, e che concludono le loro esultazioni affermando che colui a cui sarà trasferito il debito non potrà certamente essere più crudele del predecessore.

Continuando il viaggio, il Fantasma conduce Scrooge a casa di Bob Cratchit, il suo dipendente. Quando era stato in quella casa con lo Spirito del Natale Presente, vi aveva trovato pace, serenità ed allegria,  ora, invece,  regna una grande tristezza: il piccolo Tim è morto!

All’improvviso, si ritrova in un cimitero. Lo Spirito gli indica a una lapide. L'anziano protagonista esita… Poi riesce a vedere una data di nascita incisa ed un nome: E’ il suo!!! …quindi è morto, e il morto che aveva visto su letto…era lui …!!! Vede anche il nipote Fred che va a portare dei fiori sulla sua tomba, anche lui come tutti gli altri non è molto dispiaciuto per la sua morte. Scrooge, piangendo calde lacrime, si accorge che vicino alla sua c’è la tomba del piccolo Tim. E ricorda la premonizione dello Spirito del Natale presente: “Se qualcosa cambierà…Tim potrebbe non morire…” Improvvisamente quel vecchio ed arcigno banchiere comincia a chiedere perdono a Dio e allo Spirito che lo ha portato fino a lì. Una voragine tenta di risucchiarlo giù, ma riesce ad aggrapparsi disperatamente ad una piccola radice. Giurando di cambiare, continua a chiedere perdono, ma precipita giù in una profondissima buca. E’ un attimo e Scrooge si accorge di essere, invece a casa sua, caduto nel suo letto…

 Siamo nella quarta Piramide, nel Fuoco. Lo Spirito descritto da Dickens somiglia in tutto ad Arcano XIII Senza Nome. Cosa ci fa una Senza Nome, come Maestro, mentre ci aspettiamo Arcano XXII, Matto?

Mettiamoli uno affianco all’altro: prima Senza Nome e a seguire il Matto. Sembra che Senza Nome apra la strada e che, poi, cambiato abito e guarito dalla cecità guarda felice davanti a sè proseguendo nel suo cammino! Nella Quarta Piramide, il Mandala ci mostra le storie di cui ci siamo fatti carico al momento di nascere. Le viviamo come ostacoli, punti deboli, somatizzazioni. La buona notizia è che, se compresi, diventano punti di forza, cambiano la nostra vita e guariscono l’Albero Genealogico. Tornando al “Canto di Natale”, Il primo Fantasma ha mostrato a Scrooge il suo atteggiamento di estraneità al mondo che lo circonda e che si è tradotto nel camminare a testa bassa senza guardare in volto i suoi simili e nel ghigno cattivo che allontanava chiunque incontrasse.   Il secondo Fantasma lo ha posto di fronte alla responsabilità di aver chiuso in un cassetto ricordi ed emozioni e congelato la sua capacità d’amare. Il terzo gli ha fatto vedere quanto la sua vita fosse strettamente connessa a quella dei suoi simili e quanto poteva, lui vecchio avaro, donare, invece, agli altri. L’ultimo fantasma gli ha offerto la possibilità di poter assistere alla propria morte. Una visione che fa nascere nel cuore di Scrooge il desiderio di cambiare e di mostrare, sotto il sole di un incredibile mattino di Natale, che “qualcosa è cambiato.” Ma   eravamo rimasti a Scrooge che si era ritrovato seduto sul suo letto e questo Scrooge, davanti al quale noi ci troviamo, ora somiglia tantissimo al nostro Matto.

 Si, Arcano XIII, Senza nome, ha concluso la sua missione: ha eliminato tutto quello che non aveva più senso di essere, e il vecchio Ebenezer non esiste più. Ormai si è trasformato in…un Matto che può riprendere il suo cammino ad un livello più alto di conoscenza.

 Ascoltiamo come DICKENS ci descrive il nuovo Scrooge:” le ombre delle cose avvenire possono essere scongiurate. E così saranno. Lo so, eh altro se lo so!”- diceva. Si azzuffava intanto co' vestiti, gli arrovesciava, se gl'infilava sottosopra, li lacerava, li perdeva, li confondeva in ogni sorta di stravaganza— Non so che fare adesso; — esclamò ridendo e piangendo insieme— Mi sento leggero come una piuma, felice come un angelo, allegro come uno scolaro. Sono balordo come un ubriaco. Un allegro Natale a tutti! un allegro capodanno al mondo intero! Olà! eh! olà! — Gli Spiriti incontrati mi parleranno dentro. Benedetto sia il cielo e il giorno di Natale!

La storia dice che Scrooge fece quanto aveva detto, e infinitamente di più; e in quanto a Tim, che non morì niente affatto, gli fu come un secondo padre. Divenne così buon amico, così buon padrone, così buon uomo, come se ne incontravano un tempo. Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.

Il Canto di Natale finisce qui. Ebenezer Scrooge alla fine è riuscito a seguire la Stella di cui gli aveva parlato il vecchio socio Marley. Sarà arrivato, quindi in quella grotta … Secondo voi chi era il bambino appena nato in quella notte magica e nei cui occhi Scrooge si è specchiato? Anche noi, come Scrooge possiamo comprendere, crescere e cambiare. Buon Natale a tutti voi da me.

 

 


IL CANTO DI NATALE Parte 4

Fantasma del Natale Presente Terza Piramide Elemento Aria

 Maestro  ARCANO XXI Il Mondo

 Lo spirito è descritto dall'autore come un gigante dall'aria gioviale e allegra. Ha capelli riccioluti e scuri che gli scendono sulle spalle e una folta barba. Indossa una tunica legata da una grande cintura e regge in una mano una torcia fiammante che alza illuminando tutto intorno a sé. E’ circondato da rami di agrifoglio e ghirlande. Scrooge guardandolo negli occhi, gli dice:

“Spirito, portatemi dove vi piace. Prima sono andato fuori con i vostri fratelli ed ho imparato una lezione che già mi va lavorando dentro. Questa notte qui, se m'avete da insegnar qualche cosa, fate che io ne profitti.

— Afferrati alla mia veste! —risponde lo Spirito indicandogli la cintura a cui appendersi. (osserviamo che anche il Mondo ha il corpo circondato da un drappo che somiglia alla cintura del Fantasma di Scrooge). Il fantasma fa roteare la torcia e la stanza in cui si erano incontrati e l’intera casa, con tutto quello che vi era dentro, comincia a roteare su se stessa. Dopo poco il pavimento si apre e Scrooge si ritrova appeso alla cintura a dondolare nel vuoto. Mentre le strade di Londra scorrono sotto di lui.  “Guarda bene! Non sono tanti i mortali a cui è concessa una prospettiva celeste del mondo” gli risponde il Fantasma. Scrooge guarda i bimbi giocare, le persone che spalano ridendo la neve augurandosi buon Natale e tutto quel tintinnio di musiche ed i profumi che arrivano dalle pasticcerie. Coglie i colori di un mondo a cui non aveva mai prestato attenzione! Un sorriso gli appare sul volto: Quell’atmosfera è contagiosa… per la prima volta Scrooge lo ammette: gli piace!!! Ma, un secondo dopo lo spirito del Natale lo porta in un capannone dove tanta gente non ha da mangiare. Scrooge chiede come mai…e lo Spirito gli risponde con le stesse parole usate da Ebenezer solo il giorno prima a chi gli aveva chiesto un’elemosina: “Non è affare mio. Per i poveri ci sono ospedali ed ospizi” Scrooge riconoscendosi in quelle parole abbassa lo sguardo vergognandosi un po’. Eccolo in casa di Bob Cratchit, suo dipendente. Scrooge ha così l'opportunità di vedere che, anche se povero, lo sfruttato dipendente riesce a passare un allegro Natale assieme all'affettuosa famiglia. Il protagonista ha anche modo di vedere per la prima volta il piccolo Tim, uno dei figli di Bob, costretto a camminare con una stampella perché storpio. Vedendolo Scrooge, chiede allo spirito se il piccolo riuscirà a sopravvivere. Lo spirito, facendo una premonizione, annuncia che il bambino sarà destinato a morire a meno che qualcosa non cambi…Scrooge lo implora… ma il fantasma lo trascina via. Scrive Dickens: “Molto videro, molto andarono lontano, molte case visitarono, ma sempre con buon effetto. Lo Spirito stette al capezzale degl'infermi, e gl'infermi sorrisero; presso i pellegrini in terra straniera, e quelli sentirono vicino la patria. Nell'ospizio, nell'ospedale, nella prigione, in ogni rifugio della miseria, lo Spirito lasciò la sua benedizione e insegnò a Scrooge i suoi precetti d’amore.”  Come ultima tappa, Scrooge assiste al pranzo di Natale del Nipote Fred. Durante il pasto Il nipote critica più volte lo zio, deridendolo, anche per i suoi modi sgarbati e per il suo odio irrazionale nei confronti del Natale. Ed anche questa volta Scrooge rimane sconsolato a guardare una situazione cui non aveva mai prestato attenzione. Si avvicina la mezzanotte e Scrooge si accorge che i capelli dello spirito si stanno imbiancando. Lo spirito a mezzanotte morirà, poiché la sua vita dura solamente una notte. Prima di morire, lo spirito mostra al vecchio due bambini logori e aggressivi che nascondeva sotto il suo mantello. Spiega, poi, ad uno spaventatissimo Scrooge che i due bambini rappresentano l'ignoranza e la miseria e sono figli dell’uomo e con essi bisognerà rapportarsi per saperne prendere le distanze.  Scrooge chiede se è possibile fare qualcosa per chi è povero o malato ma lo Spirito come fosse uno specchio gli rimanda l’immagine di se stesso mentre solo qualche giorno prima aveva affermato con rabbia che malati, poveri e storpi è bene che muoiano perché sono parassiti della società.

 Ed allora con l’aiuto degli Arcani e del Mandala proviamo a leggere a “modo nostro” il messaggio del Natale Presente. Siamo, quindi, nella Terza Piramide ed il Maestro è Arcano XXI (Il Mondo). Nella storia Scrooge era nella sua casa, in mezzo a tutte le sue cose, quelle cose che rappresentavano la sua realtà…ed è proprio da li, dalla nostra realtà (P11), che Arcano XXI ci porterà in su “appesi” al suo drappo fino ad arrivare in P12, luogo in cui, l’Arcano che troviamo, sarà pronto a svelarci il desiderio della nostra Anima al momento di incarnarsi. Come Scrooge, nel romanzo, da lassù vede la vita che scorre nella sua città con le gioie e le sofferenze inevitabili, così noi da P12 riusciamo a comprendere l’Armonia sottesa fra i rami del nostro Albero. Scrooge, sbagliando, aveva pensato che la vita dei poveri e dei disadattati in città non fosse affare suo ed anche noi dobbiamo comprendere quanto in realtà siamo connessi a tutte le vite di chi ci ha preceduto e di chi verrà dopo di noi nel nostro Albero! “Il piccolo Tim potrà guarire- dice lo Spirito del Natale Passato- se qualcosa cambierà...” Ed anche a noi, se riusciremo a riconoscere le ripetizioni dell’Albero e a scenderne, sarà data la possibilità di guarire noi stessi e chi verrà dopo di noi. Nascosti sotto il Mantello dello Spirito del Natale Passato Scrooge scoprirà Ignoranza e Miseria e ne sarà spaventato.  Lo Spirito del Natale presente gli dice che sono insite nell’Uomo e sarà bene guardarle bene per prenderne le distanze. Nel Mandala rappresentano le storie violente, quelle che qualcuno ha deciso di chiudere a chiave in un armadio affinchè nessuno mai possa ritrovarle. Le troviamo in P13…Guardarle, da quella che Dickens chiama la prospettiva celeste, potrà regalarci il senso del nostro essere qui e ora. Sarà importante, allora, riconoscerle e con un abbraccio d’Amore, liberarle.

 


IL CANTO DI NATALE Parte3

Fantasma del Natale Passato. Seconda Piramide. Elemento Acqua

Maestro d’Amore. (Parte 20= Arcano XX Giudizio)

 Si svegliò all’improvviso e, con suo grande stupore, la grave campana passò dai sei colpi ai sette agli otto, e così fino a dodici. Allora tacque. Stette così fino a che l'orologio ebbe battuto altri tre quarti, e gli sovvenne allora, di colpo, che lo Spettro di Marley gli aveva annunziata una certa visita allo scocco dell'una. Quando ascoltò il rintocco che annunciava l’Una, un fantasma comparve davanti a lui.

Siete voi lo Spirito — domandò Scrooge — la cui visita m'era stata predetta? — Sono io! —Soave era la voce, ma così piana che pareva venir da lontano— Chi siete e che cosa siete? — domandò Scrooge— Sono lo Spirito del Natale passato!
Questo spirito è una figura indefinita, luminosa, androgina, indossa una veste, stretta in vita e adornata da fiori. Tiene in una mano un rametto di 
agrifoglio e nell'altra uno strano cappello a forma di stoppino, che ricorda il suo spirito etereo che lo rende simile alla fiamma di una candela. Dickens, nel romanzo, parla dello Spirito usando il pronome neutro “it” proprio ad indicare il fantasma come un'apparizione misteriosa ed indefinita. Una apparizione, quindi, luminosa, eterea, androgina…potrebbe essere un Angelo, l’Angelo di Arcano XX, il nostro Maestro dell’Acqua.

Lo Spirito etereo e luminoso del Natale passato pone la sua mano sul cuore ed è come se un fuoco brillasse nel cuore di Scrooge. Grazie a quel fuoco potrà volare “oltre le sue paure e “a ben altre altezze” - gli dice - alzandosi in volo con lui. Tenendolo per mano lo porta sopra i tetti della città…ma a ritroso nel tempo

 Scrooge rivede il paese dove è cresciuto, e le labbra tremano per l’emozione mentre una lacrima scende sulla guancia. Si rivede da bambino, a scuola, e poi in collegio dove non ha molti amici. Rivede l'amata sorellina minore Fanny, mentre gli annuncia che quella Vigilia lo aspettano a casa perché il padre non è più in collera con lui e sarà finalmente di nuovo un Natale in cui saranno tutti insieme. Ancora un volo e Scrooge rivede la festa di Natale a casa del suo primo datore di lavoro che lo aveva amato come un figlio, prima che lui, Scrooge lo abbandonasse per andare a lavorare con Marley. Si rivede, li, felice mentre danza con la sua fidanzata, Belle. Un ultimo volo e Scrooge rivive il momento in cui Belle rompe il loro fidanzamento. Fra le lacrime Scrooge riascolta le parole di Belle che gli rimprovera di amare più il danaro che lei, poi, pazzo di rabbia, copre lo Spirito con il cappello a forma di stoppino, e improvvisamente, contemporaneamente allo spegnersi della fiamma, si ritrova seduto sul suo letto.

Siamo nell’acqua e nelle emozioni. L’Angelo di Arcano XX (Il Giudizio) suona per noi ed ascoltandolo riusciamo a volare anche noi come Scrooge e a vedere la nostra vita da quell’Altezza. L’Angelo ci pone la mano sul cuore ed è come se un fuoco lo scaldasse facendo riaffiorare in noi sentimenti ed emozioni che per paura di soffrire avevamo chiuso a chiave. Come Scrooge possiamo zittire quell’Angelo ma lui ci direbbe le stesse parole che lo Spirito del Natale passato dice a Scrooge prima di sparire: “Quelle che tu hai visto sono solo le ombre delle cose che furono. Non devi incolpare me…Tu hai seppellito dentro di te quei ricordi e quelle emozioni”. Sei capace di liberarle? -aggiungerebbe il nostro Maestro d’Amore- Sei capace di cambiare la direzione della tua vita e ascoltando il cuore ritrovarne il senso autentico?”

 


IL CANTO DI NATALE parte2

Fantasma del socio Marley. Prima Piramide. Elemento Terra

Maestro della Terra (Parte 5= Papa)

E’ la notte della Vigilia di Natale e Scrooge, dopo il lavoro si sta ritirando a casa. Arrivato sulla soglia gli sembra di intravedere tra la neve, specchiato nel battente del suo portone, il volto del defunto socio in affari Jacob Marley, morto esattamente quel giorno di sette anni prima, visione che lo turba profondamente. Entrato in casa, mentre cena, comincia a percepire strani fenomeni fino a quando si apre una porta e compare il fantasma di Marley: una visione tremenda! intorno alla vita, porta una catena forgiata di lucchetti, timbri, portamonete, assegni, banconote: si tratta di quel materiale che, per sua stessa ammissione, lo ha distolto dal fare del bene agli altri, accumulando denaro solo per sé. Il rimpianto per aver vissuto chiuso nel proprio egoismo lontano dalle persone che amava e che lo amavano costituisce la sua pena eterna, una dannazione che lo costringe a vagare per il mondo senza mai trovare pace e riposo. Marley spiega a Scrooge che una catena simile, anzi ancora più lunga e pesante, è già pronta per lui non appena morirà! se andrà avanti così, prosegue Marley, anche il suo fantasma dovrà vagare in eterno cercando di far comprendere agli uomini il senso della vita e quali sono gli unici affari in cui spendere il proprio tempo. Ecco le sue parole: “vivere con i nostri simili, invece di restare sempre chiuso in un ufficio, sviluppare compassione e misericordia per il prossimo…In questa stagione dell'anno cadente — aggiunge lo Spettro — io soffro di più perché mi rendo conto che, mentre i miei simili festeggiavano felici il Natale, io camminavo con gli occhi abbassati guardando per terra. Perché non sono stato capace nemmeno una volta di alzare lo sguardo verso la Stella benedetta che un tempo aveva guidato i 3 sapienti Magi ad una piccola grotta? Probabilmente mi sarei salvato! - sospira!!
Marley annuncia a Scrooge, la visita imminente di tre spiriti: uno che incarna il Natale passato, un altro il Natale presente e per ultimo il Natale futuro. Ed ammonisce Scooge: “Vedrai cose che non avresti mai immaginato e ne sarai atterrito. Eppure se capirai il loro messaggio potresti fare ancora in tempo a non finire come me!” Quando il fantasma del socio scompare, uno Scrooge impaurito ma ancora scettico su quanto gli è accaduto si mette a letto e si addormenta.

Siamo nella Piramide della Terra: lucchetti, timbri, portamonete, assegni, banconote casseforti, sono il simbolo di tutti quelli affari terreni che possono rivelarsi essere una gabbia per l’Anima.  In questa Piramide siamo di fronte a noi stessi. Arcano V (Il Papa) che rappresenta il Maestro della Terra, può aiutarci a vedere il modo in cui abbiamo imparato ad amare, l’immagine di noi che offriamo al mondo, i condizionamenti della famiglia e della società che gravano su di noi e cosa ci spinge a costruire la nostra realtà in un certo modo. Se guardiamo Arcano V, il Papa, ci accorgiamo che con la mano sembra indicare la strada per guardare quella Stella che Marley e Scrooge, camminando a testa bassa non hanno mai visto. Ed allora il nostro Maestro ci interroga: “Sei pronto ad alzare la testa e a seguire anche tu quella Stella?  E se lo farai, sarai pronto a guardare negli occhi quel bimbo appena nato?”

 


 IL CANTO DI NATALE-Parte1

Londra 1843.

 Ebenezer Scrooge è un anziano e ricco banchiere mostruosamente avaro ed egoista, che non spende nulla, mai, nemmeno per sé e per il quale il Natale è solo una inqualificabile perdita di tempo. Per Scrooge, infatti, il 25 Dicembre è solo un giorno in cui non si può lavorare e di conseguenza non si possono guadagnare soldi. Arriva, persino, a rimproverare Dio per aver “inventato” il riposo domenicale che intralcia il commercio e il guadagno. Ebenezer costringe, così, il suo umile impiegato contabile Bob Cratchit, al quale dà uno stipendio da fame, a presentarsi al lavoro rimanendo in ufficio fino a tardi anche il giorno della Vigilia di Natale. E’ la sera del 24 dicembre 1843 e Scrooge, chiuso l’ufficio, si avvia verso casa. Per la strada guarda in cagnesco e risponde male a tutti coloro che intonano un canto gioioso o che, incontrandolo, gli fanno gli auguri. Manda via in malo modo anche Fred, l’unico figlio della defunta sorella Fanny, che, gli fa gli auguri e tenta di convincerlo a festeggiare il Natale cenando insieme a lui e alla sua famiglia. Il fatto è che l’unica compagnia che conta per Scrooge è quella della sua cassaforte e del suo denaro, e per questo suo accanito interesse ai soldi è, comprensibilmente, una persona poco amata in città.

 In Bagatto vediamo ben rappresentato il nostro Scrooge. Osserviamolo: è al suo posto di lavoro e stringe nella mano una moneta simbolo del suo lavoro e dell’unica cosa che gli interessa nella vita: il denaro. Nell’altra mano mostra una bacchetta magica. Scrooge, nella sua vita, la usa solo per compiere l’unica “magia” che gli interessa: moltiplicare, nei suoi forzieri, quella moneta. Bagatto non guarda gli altri oggetti posati sul tavolo e, allo stesso modo, Scrooge non considera tutto quello che vive fuori dal suo banco di pegni e, durante le sue giornate, non coltiva nessun pensiero felice in grado di trasformare quel ghigno malevolo, perennemente stampato sul suo volto, in un sorriso. I saggi affermano che I momenti più bui nella vita di un uomo sono quelli senza amore ed è come se la vita di Scrooge da troppo tempo sia chiusa in un lunghissimo momento buio. Guardiamo la complementare di Bagatto Arcano XXI (Il Mondo): la lemniscata di Bagatto che lo connette al mondo dell’anima e dei desideri, si è srotolata ed è diventata una gabbia in cui vive rinchiuso, condividendo quell’angusto spazio solo con l’avidità e la supponenza di essere superiore ai suoi simili. Ma, come sappiamo, Bagatto rappresenta anche l’iniziato, colui che, sia pure titubante, si appresta ad intraprendere un percorso di conoscenza di sé. La vita, sempre, ci presenta un’opportunità per comprendere…cambiare…crescere. 4 Fantasmi nel romanzo incontreranno Scrooge come 4 Maestri dentro ognuno di noi, giorno dopo giorno, ci invitano a svegliarci e a comprendere chi siamo davvero. Nel Mandala abbiamo imparato a conoscerli come il Maestro della Terra, il Maestro dell’Acqua, il Maestro dell’Aria e quello del Fuoco. 4 Fantasmi in questa Storia a rappresentare i 4 Maestri che vivono in noi. Lasciamo, ora, che sia Scrooge ad incontrarli e se qualche frammento di ciò che ascolteremo cadrà nel nostro cuore, acchiappiamolo. E ’il dono che il Natale di Scrooge ha in serbo per noi. Ti aspetto domani per scoprire quale messaggio, nascosto fra le righe di questa Storia, il tuo Maestro della Terra (P5) ha pronto per te!

domenica 20 dicembre 2020

 


Se guardiamo l’immagine dei Tarocchi, per noi, Eremita è un vecchio con il saio, il bastone e la lanterna. Atteggiamento pensoso, per nulla incline al sorriso. Se mi guardo intorno, però, Eremita prende l’aspetto dell’amico che mi telefona e con cui passo ore al telefono esaminando persone e situazioni e cercando una strada per comprendere qualcosa che angustia ed andare avanti. Quasi sempre, alla fine della telefonata, Eremita o Ecate, al chiaro di Luna o a Mezzogiorno, ha individuato come procedere. In questo caso uno è Eremita e l’altro il suo bastone. La lezione è chiara: Eremita, per quanto sia un solitario ha bisogno di amici! A mio avviso è il bastone su cui si appoggia che lo aiuta a camminare e quel bastone che ci mostra l’Arcano VIIII è rosa carne…è una persona su cui poter contare quando gli occhi sono stanchi ed il passo è incerto. La nonna di Cappuccetto Rosso era malata ed era stata inghiottita dal lupo. Tutti sappiamo che la sua nipotina, di li a poco, finirà anche lei nella pancia del Lupo. Quello che non sappiamo cosa accadde quando tutte e due si ritrovarono in quel posto buio. Forse mangiarono i panini e la crostata che Cappuccetto aveva portato con se e che il Lupo in quanto vorace, sicuramente non aveva esitato ad inghiottire insieme a loro… o forse Cappuccetto avrà convinto la nonna a sorseggiare uno spritz mangiando qualche patatina fritta (Si va bè, fanno male…ma, ammettiamolo, fanno tanta allegria!) Una cosa è certa: avranno cominciato a chiacchierare come, sempre, fanno gli amici. E credo che quelle chiacchiere, quelle parole mescolate a qualche risata, piano piano si siano trasformate nel Cacciatore che squarcia il ventre del lupo mostrando quello che, quel ventre era in realtà: un problema ingombrante, un limite, uno spazio troppo stretto da cui venire fuori. L’amico/bastone mostra ad Eremita una sconcertante verità: Non tutti i problemi possono essere risolti, ma senz’altro possono essere superati. Come???? Terzani nella grotta sull’ Himalaya in cui si era isolato dal mondo per un po’ di tempo, fece questa scoperta e, come un amico, volle condividerla con tutti i suoi simili : “io trovo che ridere proprio ridere è una parte della guarigione. Infatti non a caso un’altra delle terapie che ho scoperto in India é la terapia del sorriso, del ridere. La mattina, in un parco vicino a casa, una delle cose che notai, a parte gli uomini che danno da mangiare alle formiche, cosa che mi sorprese moltissimo, c’era questo gruppo che dopo aver fatto un po’ di yoga, a un certo ordine alzarono le mani e ……ahahahahaha…. ahahahahaha …e quale modo migliore per cominciare una giornata che magari finisce in un ufficio ad aria condizionata. Per cui il consiglio che do a tutti è cominciar ridendo e finire ridendo, con una gran risata ahahahahaha…. ahahahahaha”. Evviva gli amici! parola di Eremita!!!

 

 

 LO STRANO CASO DEL DOTTOR JEKYLL E Mr. HYDE  

Mt 5,13

Voi siete il sale della Terra;

ma se il sale perde il sapore con cosa lo si risalerà?

 

Personaggi principali:

 

Dottor Jekyll, gentile, disponibile, caritativo, benevolo. Dottore e scienziato

 

Mr. Hyde, malvagio, brutto, peloso, gelido. Basso, il solo vederlo suscitava terrore in chi lo incontrava

 

Signor Utterson, cordiale, gentile con gli amici e disponibile. Notaio, amico di Jekyll, è colui che investigherà sulla personalità di Hyde

Dottor Lanyon, benevolo, cordiale. Amico del Dott. Jekyll e di Utterson

Signor Enfield (cugino del signor Utterson).

Luogo Londra

Tempo: La storia narrata nel romanzo si svolge in un arco di tempo lungo 15 mesi e sarà proprio il numero 15, quindi, a fornirci il primo indizio, nella comprensione archetipale di questo racconto. Arcano XV corrisponde al DIAVOLO. Ed ecco qui il Diavolo e sotto di lui 2 Diavoletti incatenati. E se nel primo diavoletto potremmo riconoscere Jekyll stesso, nel secondo, a fargli da specchio sarà facile riconoscere il suo Alter Ego Mr. Hyde.

 Se il Diavolo parlasse cosa direbbe a Jekyll?

“Guardami bene...sono colui che può tenerti schiavo, diviso da quella parte di te che non vuoi vedere oppure, potrei mostrarti dove, in te, incontrare la tua vera Forza.”

Al Dottor Jekyll il Diavolo, Portatore di Luce, darà 15 mesi di tempo per trovare il coraggio di trasformare la propria vita ricreando l’unità persa dentro di sé. La Tentazione del Diavolo per Jekyll, purtroppo, si concretizzerà nel credere alla potenza occulta del suo sapere e nell’ alchimia delle formule chimiche grazie alle quali Jekyll penserà di essere simile a Dio e co-creatore della propria vita. Ma l’Alchimia mostrata dalle corna di Cervo ostentate da Lucifero, nell’ immagine dell’Arcano XV, è quella che porta a guardare con coraggio a quelle parti di noi che nascondiamo e ad accettarle in quanto umane e fallibili.  Sarà quella accettazione, quell’abbraccio amoroso, la chiave, nascosta nel cuore (non a caso il Diavolo poggia su un tamburo rosso che simboleggia il cuore), per accedere alla libertà da ogni schiavitù.

Dietro un’apparente tranquillità, in Jekyll si cela una incredibile sofferenza e sarà’ in questa ferita che andranno ad annidarsi le tentazioni del Diavolo. Ma dove cercare questa sofferenza? Guardiamo nuovamente questo Arcano: dietro ai 2 diavoletti possiamo contare 11 linee nere. Ecco l’indizio che cercavamo: La ferita, il campo di battaglia, in cui si giocherà questa partita, non può che essere Arcano XI 

 

Chiediamo aiuto, quindi, all’ Arcano XI e alle sue riduzioni ed espansioni per comprendere le energie sottese al percorso di Jekyll. Porremo di fronte a noi quindi in questo ordine: GIUDIZIO, FORZA,PAPESSA,FORZA

Racconta di sé Jekyll:

Sono nato nell’anno 18.., erede di un grosso patrimonio, dotato di ottime capacità, incline per natura alla laboriosità, desideroso del rispetto dei buoni e dei saggi, e perciò, come era facile supporre, con tutte le garanzie possibili di un futuro di onori e di fama. E davvero il mio peggior difetto era una certa impaziente vivacità di temperamento, che può aver fatto la felicità di molti, ma che trovavo difficile conciliare col desiderio irresistibile di andare a testa alta e di tenere un comportamento estremamente austero di fronte alla gente.”

In queste parole appare evidente che questa storia, per noi prenderà il via con

ARCANO XX.

Ecco qui ben riconoscibile Jekyll, di spalle, fuoriuscire, per metà, da un sarcofago. Guarda davanti a sé e vede, in primo piano, tutto il suo mondo: la sua famiglia, i suoi insegnanti, i colleghi, gli amici più cari come Utterson ed Enfield. Tutti loro gli avevano insegnato cosa fare per diventare, nel corso degli anni, il buon Dottor Jekyll, uomo altruista e filantropo da tutti stimato in città. Non sa bene come e perché, tuttavia, Jekyll per la prima volta si accorge di essere con i piedi in un sarcofago e se ne chiede il motivo. Come mai ha a disposizione, per sé, uno spazio così angusto? Perché intorno a lui al posto delle note e trafficate vie londinesi, ora, vede solo un deserto? Nel deserto, si sa, il silenzio domina sovrano.  Solo il vento lo rompe. E nel vento ci sta che arrivino, per il nostro Dottor Jekyll, echi di giudizi antichi che hanno determinato la scelta delle strade percorse da un ragazzo che anelava soprattutto ad ottenere “successi, onori e fama”. Ma il vento, improvvisamente, cambia direzione e, ci sta che, a rompere quel silenzio, arrivi per Jekyll, una musica mai ascoltata prima. Jekyll non sa da dove viene quel suono…  ma lo avverte come un richiamo celestiale che gli risuona con forza nel cuore. “Jekyll, hai onorato i tuoi genitori, hai rispettato tutte le leggi che la società ti ha imposto…Ma hai ascoltato ed obbedito alla legge del desiderio che abita in te? Se non lo hai fatto quel sarcofago ti dice che sei vivo a metà…  più precisamente che non stai vivendo appieno la tua vita. Il senso della vita, caro Dottore, è realizzare ed esprimere chi sei oltre il muro di folla che delimita e condiziona tua vita!  La buona notizia- sussurra ancora quel vento- è che l’urgenza di sé stessi è un fuoco sempre vivo che aspetta solo che tu vada a ravvivarlo dentro di te.”


 ARCANO XI

Rimuginando dentro di se le parole ascoltate, Jekyll ripercorre mentalmente la sua vita e gli appare chiara la doppiezza con cui, abilmente, aveva gestito i suoi giorni da una certo momento in poi.

 “Di qui ebbe origine l’abitudine a celare i miei piaceri, cosicché, quando raggiunsi l’età della riflessione e cominciai a guardarmi intorno per rendermi conto dei progressi fatti e della mia posizione nel mondo, mi trovai già coinvolto in una radicata doppiezza di vita. Molti si sarebbero persino vantati di quelle intemperanze di cui io mi sentivo colpevole, ma, dati gli alti fini che mi ero proposto, le tenevo celate con un senso di vergogna quasi morboso .Fu quindi la natura esigente delle mie aspirazioni, piuttosto che il carattere abbietto delle mie mancanze, a fare di me quello che divenni e a separare in me, con un solco più profondo di quanto avvenga nella maggioranza delle persone, quelle sfere del bene e del male che compongono e insieme dividono la doppia natura dell’uomo.
Proprio per questo ero indotto a meditare profondamente e ostinatamente su quella dura legge della vita che sta alla base della religione e che costituisce una delle più frequenti sorgenti di dolore. Per quanto doppia fosse la mia natura, non ero assolutamente un ipocrita; i due aspetti della mia personalità erano entrambi in buona fede; e io ero me stesso sia quando abbandonavo ogni ritegno e sprofondavo nella vergogna, sia quando, alla luce del giorno, mi adoperavo per promuovere il sapere o per portare conforto al dolore e alla sofferenza. Accadde che l’orientamento dei miei studi scientifici, interamente rivolti al mistico e al trascendentale, ne fosse coinvolto e finisse per gettare una luce più intensa sulla consapevolezza di una perenne lotta fra le due componenti. Giorno dopo giorno, con l’aiuto delle due entità del mio spirito, quella morale e quella intellettuale, mi andai sempre più avvicinando a quella verità la cui parziale scoperta mi ha condannato a questa rovina totale, e cioè che l’uomo non è unico, ma duplice… Mi sono reso conto che, se potevo legittimamente identificarmi sia con l’uno che con l’altro dei due esseri che lottavano nel campo della mia coscienza, ciò era dovuto al fatto che ero fondamentalmente entrambi” 

Jekyll, ora, è conscio di “essere due” e che queste due entità, che lo compongono, sono in lotta fra loro. Una rappresentava la parte buona che Jekyll era felice di ostentare, l’altra era quella ignobile che, invece tendeva a nascondere il più possibile. In Arcano XI La Forza, l’immagine evidenzia benissimo tutto questo.

Tuttavia per meglio comprendere gli sviluppi della storia del nostro Jekyll sarà utile scomporre il numero XI della FORZA in X+I ed ottenere così gli Archetipi di RUOTA DI FORTUNA e di BAGATTO

 Jekyll, dopo questa scoperta, si sente bloccato. Si trova davanti ad una difficoltà che non gli consente modificare nulla nella sua vita. Facciamoci guidare dall’Immagine di Arcano X: In alto non troviamo più l’Angelo di Arcano XX, al suo posto una Sfinge con una spada. La musica celestiale si è trasformata in un interrogativo angosciante: “Guardati nello specchio della spada, chi sei? Chi impedisce alla Ruota di fortuna di riprendere il suo giro? La ferma il coniglio o la scimmia?” Difficile rispondere… Jekyll si riconosce nella scimmia ogni volta che, indossata la maschera di Jekyll, accetta di vivere secondo le regole imposte dalla società…e d’altronde quel coniglio gli somiglia tanto quando, per paura, rinuncia a togliere la maschera dell’integerrimo dottore per consentire a sé stesso un po’ più di leggerezza e sfogare, così, quella grande voglia di spassarsela senza provare alcun senso di colpa. Come Bagatto, il nostro Dottore si trova ad un bivio. Non ha ancora deciso se chiudere gli occhi e continuare a vivere in quella sorta di “tempo immobile” continuando ad interpretare il ruolo del buon Jekyll, o mettersi in gioco facendo cadere sia la paura di mostrarsi per quello che è, sia la percezione di non poter curare quella lacerazione interna che gli procura tanta inquietudine

 Da molto tempo…accarezzavo l’idea della separazione di questi elementi come un sogno a occhi aperti. Pensavo che se ciascuno di essi avesse potuto essere collocato in un’entità separata, allora la vita si sarebbe alleggerita di tutto ciò che è insopportabile: l’ingiusto avrebbe potuto seguire la propria strada libero dai rimorsi e dalle aspirazioni del suo più virtuoso gemello; e il giusto avrebbe potuto procedere tranquillo e sicuro nel cammino verso il bene, compiendo le buone azioni in cui trovava conforto, senza essere più esposto alle infamie e ai castighi di un compagno malvagio a lui del tutto estraneo. Era la maledizione del genere umano che questi incongrui elementi fossero così strettamente avviluppati... che nel grembo tormentato della coscienza questi gemelli antitetici dovessero perennemente lottare. Che fare, allora, per separarli?

  Come Bagatto Jekyll osserva sulla sua scrivania di medico e scienziato tutti i simboli del suo sapere e con l’entusiasmo di un bambino comincia a ad accarezzare un sogno. In Jekyll si fa strada l’idea che quello che lui avverte come “il bisogno di spassarsela” sia, in realtà, l’espressione di un altro uguale a lui…un gemello che vive in lui e che, ben nascosto ma a lui strettamente connesso, fa sentire la sua presenza attraverso la voglia di una vita antagonista alle sua. Piano, piano si fa strada nella sua mente l’idea che forse, fra tutti quelli alambicchi, fra tutte quegli elementi chimici tante volte mescolati e spulciando fra le formule inventate, lui, non riesca ad individuare un miscuglio che separando l’integerrimo dottor Jekyll da quell’altro diverso da sé, riesca a porre fine a quella lotta fratricida. Per Jekyll l’inferno è essere costretto a vivere insieme a quel gemello, il paradiso sarebbe riuscire a separarli di modo che ognuno di loro potesse esprimere liberamente la propria vita. 

E Jekyll decide di “Dare vita” a questo ambizioso progetto.


ARCANO II PAPESSA

Presa la decisione Bagatto/Jekyll deve trovare un luogo in cui alimentare le sue speranze e veder crescere giorno dopo giorno il suo proposito. Nel primo capitolo del libro, Saranno Uttershon ed Enfield, i suoi amici più fidati, che passeggiando per una strada buia e secondaria di un popoloso quartiere londinese ci condurranno davanti a un edificio dall’aspetto sinistro.  Qui una “strana e brutta porta” attira l’attenzione di chi passa. A poco, a poco proseguendo nella lettura del racconto, scopriremo che quella è la porta di ingresso del laboratorio di chimica di Jekyll. Porta, “nascosta” dall’ingresso principale del signorile edificio abitato da Jekyll che, invece, era stata costruita su di una strada parallela molto curata ed illuminata.

La Papessa è l’Archetipo che ci parla di questo laboratorio.

Il nostro Dottore, quindi, entra nel laboratorio attraverso una strana e brutta porta situata alle spalle di quella da tutti conosciuta come l’abitazione del Dottor Jekyll.  Bagatto, in una evidente similitudine, nel percorso del Bagatto, scivola nel ventre di Papessa attraverso un foro/porta, visibile nell’Arcano I, alle sue spalle. E se il laboratorio sarà il grembo in cui Jekyll riuscirà ad assemblare alcuni elementi creando un miscuglio magico, Jekyll, assorbendo l’energia di Papessa, attraversando memorie inconsce e strane emozioni e sopportando dolori simili a quelli di un parto vedrà sé stesso dare alla luce (rendere visibile nella materia) quel gemello nascosto dentro di sé.

 E una maledetta sera, a tarda ora, mescolai gli elementi, li osservai ribollire ed emettere fumo nel bicchiere e, quando l’ebollizione ebbe termine, trangugiai la pozione in un impeto di coraggio.
Sopravvennero gli spasimi più atroci: un arrotarsi delle ossa, una nausea mortale, un orrore dello spirito che nemmeno il momento della nascita o della morte può superare. Poi queste sofferenze cominciarono rapidamente a diminuire e ritornai in me, come accade dopo una malattia molto grave. Nelle mie sensazioni c’era qualcosa di strano… Mi sentivo più giovane, più leggero e più felice nel corpo; dentro di me avvertivo un’irrequietezza impetuosa… Fin dal primo respiro di questa nuova esistenza mi resi conto di essere più malvagio, dieci volte più malvagio, di essere lo schiavo del mio male originario. Stesi le braccia esultando alla novità di queste sensazioni, e nel compiere il gesto mi resi improvvisamente conto che ero diminuito di statura.
All’epoca non c’era uno specchio nel mio studio…Attraversai il cortile…Scivolai furtivo lungo i corridoi, estraneo in casa mia, e, arrivato in camera, vidi per la prima volta le sembianze di Edward Hyde.

 Avete mai pensato a Papessa come ad un laboratorio? La parte 2 del nostro Mandala potrebbe rappresentare il nostro laboratorio delle idee, e l’arcano che vi troviamo potrebbe essere l’energia che siamo chiamati a “svelare”…l’energia su cui lavorare. Io ad esempio ho Arcano VII (Il Carro)…ed è un laboratorio aperto, ahimè. 24ore su 24!!! Ci avevate mai pensato? Se avete voglia di parlarne …vi risponderò volentieri. A Domani per l’ultima parte del Romanzo di Stevenson. Se avete voglia di commentare vi leggerò volentieri.


ARCANO XI LA FORZA

Come mostrato nell’immagine di questo Arcano, Jekyll ed Edward Hyde, ora, sono uno di fronte all’altro. Jekyll poggia la mano sulla bocca di Hyde. Pensa di avere la situazione sotto controllo. Solo con il suo permesso Hyde sarà libero di uscire e dare libero sfogo ai suoi bisogni più abietti.

 Jekyll conosce la malvagità che Hyde nutre nei confronti del mondo e sa che è pari alla forza con cui lui ha sentito il dovere di reprimere qualsiasi desiderio non fosse conforme alla immagine con cui si è mostrato al mondo. Se Hyde è l’animale che agisce d’istinto, Jekyll è la maschera che nasconde e tiene a freno quell’animale.  Il potere che Jekyll pensava di avere ben saldo nelle mani era quel miscuglio di elementi da lui inventato, che funzionava anche da antidoto trasformandolo nuovamente nell’ integerrimo Dottore ogni volta che voleva. Accade però che Hyde acquisisca sempre più potere cercando di prevaricare Jekyll e trasformandosi in Mr. Hyde senza aver più bisogno del suo consenso.

Quello che spiegherà Jekyll nella sua lunga confessione è che l’antidoto smette di funzionare…e non gli sarà più possibile fabbricarne un altro dal momento che il sale, da lui usato era, casualmente, un sale non “purissimo” e come tale non più reperibile.

Ma cosa rappresenta il SALE?

 In Chimica il Sale, insieme allo Zolfo ed al Mercurio, è un elemento primario. Simboleggia il potere della piena coscienza: ciò che tiene in equilibrio lo Zolfo ed il Mercurio, che sono il simbolo, a loro volta, del modo di pensare dei 2 emisferi cerebrali. Se dovessimo usare una parola per definire il Sale…sarebbe “Armonia”.

 Se provassimo a rileggere quello che accade in questa vicenda, utilizzando questi simboli, dovremmo quindi asserire che quel Sale proprio perché impuro è riuscito a dividere Jekyll da Hyde interrompendo però, per sempre, una qualsiasi comunicazione fra loro.

Quando Jekyll aveva diviso sé stesso dalla sua rabbia questa gli si era mostrata per quello che era, un animale ferito. E come un animale ferito Hyde, sentendosi messo alle strette si rivolterà contro Jekyll uccidendosi ed uccidendolo.

Jekyll era Hyde ed Hyde era Jekyll. E per Jekyll, alla fine era diventato impossibile contenere in sé tutta la violenza di Hyde. Stevenson conclude così questo romanzo. Il regista del film del 1960, invece, immagina che Hyde colpito da un colpo di pistola nel momento in cui muore ritorna ad avere l’aspetto di Jekyll.

Ma per noi che amiamo interpretare gli Arcani, sarà interessante ascoltare cosa Arcano XI

Avrebbe detto al Dottor Jekyll e a Mr. Hyde.

“Se vi foste fermati un attimo ad osservarvi più attentamente, avreste scoperto che come Hyde non era Jekyll ma solo un suo pezzo, così Jekyll rappresentava l’altro sé di Hyde senza per questo essere Hyde. Ognuno di voi era nell’altro ed era l’altro. Guardate la lemniscata, indica il canale che mette in comunicazione il visibile con l’invisibile. Guardato attentamente somiglia ad un cervello ed ognuna delle 2 parti potrebbe essere uno degli emisferi. Lo Zolfo e il Mercurio e il punto che li unisce …il Sale! Raggiungendo quel punto, quindi, avreste trovato l’Armonia. (la musica di Arcano XX?)  E’ quello il luogo Sacro in cui si incontrano tutte le energie materiali e spirituali.  E avvicinandovi a quel punto stretti in un abbraccio vi sareste specchiati in un qualcuno formato da Jekyll e da Hyde. Un gemello molto più grande di voi, che vi avrebbe contenuti entrambi …conscio di essere tutti e due! “

Ma Stevenson non conduce Jekyll verso il lieto fine. Lo fa rimanere intrappolato nella ricerca materiale del conflitto interiore, vittima di un sale impuro senza mai fargli alzare lo sguardo verso la lemniscata, abbracciato alla sua ombra.

Se qualcosa di questo mio lavoro ti ha colpito, lasciami un commento, lo leggerò volentieri se hai qualche domanda sarò felice di rispondere…A presto con un’altra Storia!

 

 

 

 

 

 

 

 

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venerdì 13 novembre 2020

 


 COME POLLICINO

Luigi mi telefona, sta male, non ci sta capendo nulla...non si riconosce più in quell’uomo pieno di rabbia che è diventato! Ogni volta che si trova in una situazione in cui il suo ruolo, la sua posizione non è definita si isola. Viene fuori da quell’isolamento solo per urlare contro chiunque gli capiti a tiro o disturbi il silenzio in cui si è rinchiuso. Chiede una mano ai Tarocchi. Gli propongo la Stesa di Pollicino (inutile dirlo una delle mie stese preferite). Giriamo la prima carta, quella che lo rappresenta...EREMITA! gli spiego di Eremita, colui che cerca il senso delle cose e della vita. Gli racconto che è figlio del Diavolo e che non è raro vederlo arrabbiatissimo. “Sono io” esclama fra lo stupito e il divertito. Seconda carta ...chi rappresenta il bosco in cui si è perso? Una Papessa. La riconosce: è una ragazza che è innamorata di lui...ma non vuole legami forti...in un momento come questo così incerto per il loro futuro (forse presto potrebbero partire verso città diverse da quella attuale) che senso avrebbe? “Stiamo bene insieme-dice-e va bene così.” Ma Luigi non ci sta gli sembra di vivere anche con lei una situazione di incertezza! Ha bisogno di capire se questa relazione è qualcosa in cui credere, non riesce a comprendere il ruolo che ha nella vita di questa ragazza e, di conseguenza sta male! Guardiamo gli Arcani successivi ed ecco una Ruota, una Temperanza...e poi ultima Senza Nome. "Ecco, devo rompere anche con questa ragazza!!!"  esclama non appena la vede! Gli faccio notare, però, che Arcano Senza Nome non guarda nessuno...e lui mi dice: " E’ vero!!!! Non mi sembra arrabbiata...pensa di dover andare avanti... ma non so come farla proseguire." Eremita all’inizio della Stesa si arrovella su persone e situazioni e Senza Nome pare, invece, solo indicare la necessità di andare oltre dando le spalle a tutti. A questo punto gli chiedo di affiancare ad ogni Arcano la sua complementare. Eremita diventa Senza Nome, Papessa un Giudizio, la Ruota un Appeso e Temperanza una Giustizia, a chiudere la stesa un Eremita che illumina, ora, tutto il messaggio degli Arcani. Gli parlo di Giustizia e gli spiego l’importante messaggio che ha per noi: Quello che accade fuori illumina qualcosa di noi che deve trovare la strada del cuore, usando la spada come uno specchio e non per tagliare, ferire o far morire qualcosa o qualcuno. Gli faccio osservare che da un po’ di tempo inciampa sempre in situazioni poco definite che non riesce ad accettare…ultima della serie: questa ragazza che non gli attribuisce il ruolo che, secondo lui, gli spetta. ArcanoX, La Ruota, indica il ripetersi di queste situazioni e l’esigenza, per lui, di trovare un ruolo in cui identificarsi. E’ questo Arcano (La Ruota) l’Orco descritto dalla favola di Pollicino, la situazione da cui uscire fuori per ritrovarsi. Notiamo, insieme, che quella Papessa ha fra le mani un libro, un codice, pieno di regole familiari che, inconsapevolmente, diventano una sorta di vademecum a cui fare riferimento per capire quale sia l’atteggiamento da avere nei confronti di situazioni o persone. Ricordo un famoso romanzo di Thomas Mann in cui ogni membro di una famiglia famosa, ripetevano ossessivamente e con supponenza “Noi Buddenbrook” identificandosi con quel vademecum e restandone imprigionati. La complementare di Papessa, Arcano XX(Giudizio), invece, suggerisce a Luigi di lasciar perdere tutto ciò che contrasta con ciò che gli suggerisce la parte più vera di sé.  Porto la sua attenzione su Arcano XII (Appeso). Decido di prestare la mia voce ad Appeso: “Fidati del tuo cuore!”- gli sussurro- e poi- “cosa provi se dico questa parola?” Sorride, finalmente!!! Poi guarda tutti gli Arcani che ha davanti a sé e mi dice che, nella stesa delle complementari, Senza Nome ed Eremita si guardano e nessuno più vuole andare via…” Senza Nome trasforma l’ansia che mi assale, io penso che sono libero di vivere questa storia d’amore così diversa dalle altre perché ci sto bene e, fidandomi di ciò che provo, faccio cadere vecchi schemi mentali che mi bloccano. Eremita illumina tutto e ha capito la causa della rabbia.  Anche io, ora ho capito…ora è chiaro!!!”. Dopo un paio di giorni mi richiama. Ha comprato un mazzo di Tarocchi…mi dice: “Posso iniziare un corso con te? Se poi parto però…non so se posso continuare!!!”  Sorrido e gli suggerisco: “Affidiamoci agli Arcani e vediamo fino a dove ci portano!” Perché è così che funziona: come se fossimo tutti Pollicino, sono loro che ci prendono per mano e facendoci trovare i sassolini ben nascosti fra le foglie dei nostri personalissimi boschi, ci portano a casa, ad imparare ad ascoltare il nostro cuore! Se ti rivedi in ciò che ho scritto e vuoi parlarne sarò felice di leggerti o parlare con te. Se hai già trovato i tuoi sassolini mi farà piacere leggere il tuo racconto! A Presto!

venerdì 30 ottobre 2020




 Billie Holiday Parte 2

Come la bimba nella favola entra nella casa della Signora, così Eleanore entra nel mondo dello spettacolo, sicura che grazie alla sua incredibile voce ed al suo nuovo amico, la vita diverrà, finalmente, più facile. Il nuovo nome è pronto e da ora in poi per tutti sarà Billie Holiday. Ma una foto sbiadita di lei a due anni la commuove. E così decide di portare con sé, in questa nuova vita quella bimba. Come? Nella foto la piccola ha un fiore bianco fra i capelli. Quel fiore, una gardenia, Billie, lo appunterà ad ogni esibizione fra i capelli. Ma le cose non sono come le aveva immaginate. Lo dice lei stessa nella canzone “Riffin The Scotch”: “Ho mollato il vecchio per il nuovo/ e adesso il nuovo mi ha spezzato il cuore/ sono saltata fuori dalla padella/ per finire nella brace”. Dal momento che era una persona di colore non le era permesso di andare al bar o nei ristoranti insieme a tutto il gruppo musicale, aspettando il suo turno per esibirsi doveva stare dietro le quinte o in angusti locali lontani dal luogo dove, poi, avrebbe cantato… assolutamente proibito, sedere sul palco accanto agli altri musicisti! (ricordate che la bimba nella favola a casa della Signora non poteva saltellare o parlare ma doveva solo stare buona e zitta?) La ricerca di un uomo che la ami e la protegga le fanno collezionare innumerevoli storie di abbandono e di violenza. Le propongono di girare un film con Louis Armstrong e le attribuiscono la parte di una serva. L’anima di Billie soffre e il canto, la musica non riescono sempre a placare la sua immensa fame di Amore. E’ in questo momento che incontra qualcuno, forse “un soldato dalla barba rossa” come nella favola, che le indica la strada degli stupefacenti. Billie cade nella trappola. Le droghe e l’Alcool sono come le scarpette rosse comperate nel negozio dalla bimba della fiaba, difficile liberarsi di loro. E Billie riprese a cantare, elemosinare amore ed assumere eroina e alcool fino al 17 luglio 1959 quando morì in un letto di ospedale piantonata dalla polizia che aveva trovato della droga nel suo appartamento. Aveva 44 anni. Guardiamo ora il Mandala di Billie Holiday. Arcano VI Innamorato la fa da padrone! Cupido per ben sei volte prova a richiamare l’attenzione di Billie su se stessa allontanandola da sogni ed abbracci illusori. Fra il padre che, senza guardarla, guida il carro e va via(P1) e la madre che girata di spalle sembra disinteressata alla sua vita (P2), il Diavolo è pronto a tenderle la sua trappola rendendola schiava di quel sentimento di rifiuto e di abbandono. Se guardiamo il raggio della Stella Epigenealogica che da P4 porta a P15 troviamo Imperatore, Diavolo, Imperatrice. Sembra di vedere Adamo ed Eva con al centro il diavolo. Sopra tutti in P12, il desiderio dell’anima: una Ruota, una presa di coscienza, il desiderio di scoprire se stessi oltre le paure e le corse dietro inutili illusioni. “Hai un dono, se lo usi scoprirai il divino che è in te” -suggerisce il Diavolo- “tu riesci a far cantare la tua anima, non ti identificare in quella bimba abbandonata!” Imperatore cerca di aiutare quell’Imperatrice a realizzare il suo sogno ma non riuscirà a saziare la sua fame d’Amore. Ed eccola allora accettare “la mela” del Diavolo: un mix di droghe e alcool. La Ruota nelle Radici (P11) e nel progetto dell’anima (p12) confermano quella ferita di abbandono e l’essere stata una innovatrice: La musica jazz dopo di lei non è stata più la stessa. Sotto troverete il link con l’ultimo disco inciso da Billie. La voce non è più la stessa ma, per magia, ancora di più riesce ad esprimere tutta la solitudine e il bisogno d’Amore della sua Anima. Nella prima canzone dell’Album dice: “Sono una sciocca a voler cercare un bacio che non è solo mio, a condividere un bacio che il Diavolo ha conosciuto…”Se vorrete commentare con me questo Mandala sarò contenta così come se vorrete raccontarmi le vostre considerazioni. A presto!