LE VITE
NASCOSTE DEI COLORI.
Mio ha la
capacità di vedere i colori nella loro essenza, in profondità. Mio vede il
“Nero mezzanotte con una punta di Luna” o un “indaco che sa di mirtillo” o “il
giallo della pesca matura prima che si stacchi dall’Albero.” E’ cresciuta
imparando l’Arte dei dettagli invisibili nell’Atelier di famiglia dove, con ago
e filo si cuciono e si ricamano Kimono da sposa. Pezzi unici a partire dalla tinteggiatura
del tessuto creato per rispecchiare l’animo della sposa. I colori diventano il
suo modo di comprendere il mondo e diventano il suo Alfabeto per descriverlo.
Piano, piano, Mio, si accorge di percepire il colore dell’Anima di chi le sta
di fronte, perché ne vede il colore.
Mio è un
perfetto Eremita. Come Arcano VIIII la
immaginiamo camminare silenziosa e solitaria per le strade affollate di Tokio,
immersa nella visione personale di ciò che la circonda. La vediamo annotare sul
suo inseparabile taccuino tutte le sfumature diverse che animano cose e persone
intorno a lei cogliendone il loro senso più profondo. Sono le sfumature che
rendono ogni cosa o persona “unica” e diversa ed in questa diversità Mio riesce
a cogliere il “volto prezioso” di ognuno.
Nel mio modo di fare, sono anche io un
Eremita. A volte mi accorgo di attraversare i miei giorni facendomi strada con
la lanterna che Eremita mi offre. Rinchiusa dentro la lanterna una stella, la
mia stella polare, il mio desiderio che tuttavia una fitta nebbia grigiastra
non fa brillare come dovrebbe! Lo stupore è che è li che sento di voler stare.
Il silenzio mi rassicura. “Quasi, quasi mi preparo un te…indosso il mio maxi
pullover tutto sformato…e sto, così, ferma ad ascoltare il mio silenzio”. Però, anche io ho un dono, amo giocare con i
colori delle stoffe. Amo partire da un pezzetto di stoffa ed andarne a cercare
un altro differente che però accanto al primo dia forma ad un disegno…dia vita
ad un progetto. A volte, qualcuno mi chiama e mi chiede di “cucire per lei”
qualcosa. Di solito comincio a parlare e aspetto di captare qualcosa che mi
aiuti a realizzare proprio quello che vuole. Se l’idea non arriva faccio una
domanda: “Qual è il tuo colore preferito?” Non accetto il “Fai tu”, il “non so”
il “mi fido di te”. Ciò che ci leggo dietro è…il “Non mi fido di me” “Non mi
importa…voglio solo fare un regalo” e non lo accetto. Ci sono i negozi …si
entra, si vede, si acquista. Ma una trapunta, come una presina da cucina
handmade, come si dice oggi, è altro. E’ riprendersi il tempo e lo spazio di
tornare a donare qualcosa che “sa” di te. Dal colore (che è il tuo preferito)
al disegno (che scegli fra quelli che ti propongo) al tempo (che dedichi
all’idea). Lo so…sono “pesante” come mi dice qualcuno…Sono solo un Eremita mi
dico io da quando ho cominciato a comprendere gli Archetipi. Mi tiro il
cappuccio sulla testa e continuo a cercare negli scatoloni delle stoffe il
pezzetto di stoffa che mi serve!
Ma torniamo a Mio…
Come sappiamo bene, Gli Arcani non sono mai da
soli. Hanno bisogno di un altro Arcano che li completi. Mano a mano che mi
addentravo nella lettura del libro ed avendo individuato in Eremita l’Archetipo
sotteso in Mio, era sicura che prima o poi, Mio avrebbe incrociato Arcano XIII,
Senza Nome, essendo Eremita e Senza Nome complementari fra loro
Quale è il tuo colore Eremita? Grazie a lui hai
mai scoperto colori nascosti intorno a te?
Ed ecco, infatti, una mattina, arrivare nel negozio di colori, Aoi. Lui non vede i colori, è daltonico e gestisce l’Agenzia funebre ereditata dal padre. Un Arcano Senza Nome perfetto!!! Mio disprezza la morte. Per lei, quando arriva la Morte, il bianco si impossessa di tutto ciò che c’è intorno. E’ un vuoto in cui ogni cosa è persa. Mio e Aoi si specchiano l’uno nell’altro come due colori complementari, come due Archetipi destinati a completarsi. Aoi non vede i colori (ricordo che Senza Nome non ha occhi) ma anche lui ha un dono: sa portare luce nei giorni più bui delle persone. Si prende cura del corpo di chi se ne va e, con grande dolcezza, riesce ad accompagnare chi resta lungo la strada dell’accettazione della perdita. Mio vive in un modo pieno di colori ma teme il vuoto, l’assenza, la perdita. Aoi nell’accettazione di quel vuoto riesce a celebrare la vita. Alla fine queste differenze invece di separare uniranno i due ragazzi in modo indelebile. Aoi prenderà per mano Mio e riuscirà a cancellare le sue paure, Mio riempirà gli occhi di Aoi con tutti i colori che conosce donandogli un nuovo modo di guardare il mondo.
“Vorrei
abitassimo insieme un colore-mormorò Aoi-un colore in cui rifugiarci quando le
cose si mettono male. Mio, allora, pensò che, come non sapeva il colore di sé
stessa, non avrebbe mai saputo quello di Aoi. Ciò che contava era quanto
sarebbe nato dalla loro somma: Il loro colore”
Anche io nei periodi di Eremitaggio non è raro
che mi faccia sommergere dal bianco che teme tanto Mio. Al Maxi Pullover e al
te, se non sono in Estate, aggiungo una bollente borsa dell’acqua calda. E
aspetto che Senza Nome arrivi a tendermi una mano. So cosa vuole dirmi. Devo alzarmi
da questa sedia, smetterla di cercare l’uguale a me negli altri ed accettare di
sentirmi diversa…E’ necessario, a volte, avvertire di essere alla fine di una
strada, di mollare persone e cose senza perdermi in tutto quel bianco che per
me ha il sapore dell’abbandono. E’ necessario ma doloroso, è necessario ma
difficile…è la strada in salita che consigliava Terzani davanti ai bivi. E’
guardando in quel vuoto che potrò celebrare la vita di una nuova me, mi
suggerirebbe Aoi. A volte serve perdere l’equilibrio per vedere meglio chi
sei. Senza Nome cammina lenta ma
inesorabile. Devo trovare il coraggio di andarle incontro con un fiore invece
di fare finta di non sentirne la presenza per provare ad allontanarla. Solo
così la nebbia, il bianco si dissolveranno e riuscirò a trovare il nuovo colore
in cui rifugiarmi quando le cose si mettono male e penso di essere abbandonata.