martedì 29 settembre 2020

 

SCARPETTE ROSSE parte 2

ARCANO XVI, CASA DIO

La bimba era molto triste perché quelle umili scarpette rosse che aveva fatto con le proprie mani le avevano dato la più grande felicità. Ora era costretta a stare sempre ferma e tranquilla, a parlare senza saltellare e soltanto se interrogata. Un fuoco segreto le si accese nel cuore e continuò a desiderare più di ogni altra cosa le sue vecchie scarpette rosse.
Poiché la bambina era abbastanza grande da ricevere la cresima, la vecchia signora la portò da un vecchio calzolaio zoppo, per acquistare un paio di scarpe speciali per l'occasione. In vetrina facevano bella mostra di sé un paio di scarpe rosse confezionate con la pelle più morbida che si possa trovare. La bimba, spinta dal suo cuore affamato, subito le scelse. La vecchia signora ci vedeva così male che non si accorse del colore e gliele comprò. Il vecchio calzolaio strizzò l'occhio alla piccola e incartò le scarpe.
Il giorno dopo, in chiesa, tutti rimasero sorpresi da quelle scarpe rosse che brillavano come mele lustrate, come cuori, come prugne ben lavate. Ma alla bimba piacevano sempre di più. In giornata la vecchia signora venne a sapere delle scarpette rosse della sua pupilla. "Non mettere mai più quelle scarpe" le ordinò minacciosa. Ma la domenica dopo la bambina non potè fare a meno di mettersi le scarpette rosse, e poi si avviò alla chiesa con la vecchia signora. Sulla porta della chiesa c'era un vecchio soldato con il braccio al collo. S'inchinò, chiese il permesso di spolverare le scarpe e toccò le suole cantando una canzoncina che le fece venire il solletico ai piedi. "Ricordati di restare per il ballo" e le strizzò l'occhio.
Anche questa volta tutti guardarono con sospetto le scarpette rosse della bambina. Ma a lei piacevano tanto quelle scarpe lucenti, rosse come lamponi, come melagrane, che non riusciva a pensare ad altro. Era tutta intenta a girare e rigirare i piedini, tanto che si dimenticò di cantare. Quando uscirono dalla chiesa, il vecchio soldato esclamò: "Che belle scarpette da ballo!". A quelle parole la bambina prese a piroettare e non riuscì più a fermarsi, tanto che parve avesse perduto completamente il controllo di sé. Danzò una gavotta e poi una sarda e poi un valzer, volteggiando attraverso i campi. Il cocchiere della vecchia signora si lanciò all'inseguimento della bambina, la prese e la riportò nella carrozza, ma i piedini che indossavano le scarpette rosse continuavano a piroettare nell'aria. Quando riuscirono a togliergliele, finalmente i piedi della bambina si quietarono.
Di ritorno a casa, la vecchia signora lanciò le scarpette rosse su uno scaffale altissimo e ordinò alla bambina di non toccarle mai più. Ma lei non riusciva a fare a meno di guardarle e desiderarle. Per lei erano ancora la cosa più bella che si trovasse sulla faccia della terra. Poco tempo dopo, mentre la signora era malata, la bambina strisciò nella stanza in cui si trovavano le scarpette rosse. Le guardò, là in alto sullo scaffale, le contemplò, e la contemplazione si trasformò in potente desiderio, tanto che la bambina prese le scarpe dallo scaffale e subito se le infilò, pensando che non sarebbe accaduto nulla di male.

ARCANO XVI CASA DIO

Quando ho visto Arcano XVI mi sono detta che, senza ombra di dubbio mi trovavo di fronte alla casa, alla gabbia dorata in cui la signora aveva rinchiuso la bimba. Poi, però, l’Arcano ha cominciato a suggerirmi una lettura diversa. I Mattoni di Casa Dio sono rosa, e l’Arcano rappresenta noi, il nostro corpo e nel suo nome è chiaramente indicato il significato che Dio è in noi, la nostra forza, la nostra capacità creativa è in noi. E così mi è stato chiaro che la vecchia signora e la bambina si facevano da specchio: come la prima aveva chiuso in prigione la bimba, nello stesso modo la seconda aveva chiuso in gabbia la sua anima creatrice. Di conseguenza lo spirito che esce fuori dalla Torre, a mio avviso, rappresenta le famose scarpette rosse che la signora ha relegato su uno scaffale altissimo e che da lassù continuano ad essere un richiamo irresistibile per la bimba. La fiaba racconta che: “anche se costretta a stare ferma e tranquilla, senza saltellare…un fuoco segreto le si accese nel cuore e continuò a desiderare le sue scarpette rosse.”  Casa Dio rappresenta il nostro fuoco Alchemico, la capacità di trasformare la nostra energia creativa senza mai trattenerla. Le palline colorate mostrate dall’Arcano rappresentano quel fuoco che ha bisogno di fuoriuscire e realizzarsi nella materia. Se si riesce a fare questo la temperatura dentro di noi sarà stabile, e noi saremo in equilibrio, altrimenti diventeremo come una pentola a pressione.  Insieme alla bambina entriamo nella casa della vecchia signora. Non c’è nulla in quel posto che possa solleticare la nostra curiosità e accendere la nostra inventiva e piano, piano piombiamo in una tristezza incredibile che ci fa desiderare ossessivamente la gioia provata per la nostra vita “fatta a mano”, e contemporaneamente avvertiremo nostalgia per l’allegro scoppiettio di quel fuoco che dà senso al nostro vivere. Ed ecco, quindi, fare capolino mattine in cui, appena svegli, ci sentiamo tristi o nervosi senza sapere il perché. Ci accorgiamo, dopo l’ennesima delusione, di non essere più capaci di distinguere le persone vere dalle false. Esattamente come individuiamo la gioia nelle scarpette rosse e non nell’ impulso creativo che ci ha portato a realizzarle. Arcano XVI ammonisce che il senso di vuoto che avvertiamo dentro, non è dato dalla mancanza di un paio di rozze scarpette rosse ma dal fatto che non riusciamo più a trovare il modo di costruirne un altro paio magari diverso! Il vuoto dentro potrebbe trasformarsi in un senso di fame perenne. Non è il nostro corpo ad avere fame ma la nostra anima creatrice chiusa in gabbia! Pensiamo di alimentare il nostro fuoco mangiando tutto quello che ci capita davanti mentre dovremmo capire di cosa abbiamo bisogno. Nel bosco avevamo bisogno di un paio di scarpette…e ora che ne abbiamo un paio nuove e bellissime di cosa abbiamo bisogno? Solitamente è il momento in cui incontriamo falsi amici, falsi amori, ci facciamo prendere da passioni che si esauriscono con la velocità di un cerino: non hanno niente a che vedere con il nostro fuoco creativo!  Nella Fiaba sono rappresentati dal calzolaio zoppo e dal soldato. Il primo consegnerà alla bimba il “falso oggetto del suo desiderio” il secondo la introdurrà al piacere di una danza sfrenata che le darà l’illusione di non essere più in gabbia. Cosa dovremmo fare per non commettere gli errori della bimba? potremmo affermare diritto di scegliere le scarpe che più ci piacciono… o di avere una stanza tutta per noi…potremmo lasciare che la nostra anima esprima la gioia di vivere passeggiando all’aperto o cantando a squarciagola…potremmo accorgerci che l’abitudine ha corroso l’amore che mettevamo nel nostro lavoro ed allora, potremmo decidere di cambiare il nostro modo di lavorare dando un’impostazione diversa a tutto, potremmo e possiamo fare tutto…basta solo accorgersi che ciò che cerchiamo siamo noi stessi: siamo noi il fiammifero che riattizzerà il nostro fuoco dentro. Ma la bimba riesce solo a ribellarsi con l’inganno all’ennesimo tentativo di renderla conforme alle rigide regole della casa. E’ una ribellione questa, che non modifica nulla dentro di lei e nel mondo fuori. La punizione arriva, le scarpette relegate su una mensola altissima, e Casa Dio torna ad essere una gabbia! La pentola a pressione è vicina all’esplosione! Se ti va di raccontare del tuo “fuoco dentro” ne sarò contenta, se studi il Mandala Tarologico la posizione in cui hai Casa Dio potrà suggerirti qualcosa su quel fuoco! Se ti va di parlarne sono qui per camminare con te. A presto per l’ultima parte della favola

 

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