SCARPETTE ROSSE parte 2
ARCANO XVI, CASA DIO
La bimba era molto triste
perché quelle umili scarpette rosse che aveva fatto con le proprie mani le
avevano dato la più grande felicità. Ora era costretta a stare sempre ferma e tranquilla,
a parlare senza saltellare e soltanto se interrogata. Un fuoco segreto le si
accese nel cuore e continuò a desiderare più di ogni altra cosa le sue vecchie
scarpette rosse.
Poiché la bambina era abbastanza grande da
ricevere la cresima, la vecchia signora la portò da un vecchio calzolaio zoppo,
per acquistare un paio di scarpe speciali per l'occasione. In vetrina facevano
bella mostra di sé un paio di scarpe rosse confezionate con la pelle più
morbida che si possa trovare. La bimba, spinta dal suo cuore affamato, subito
le scelse. La vecchia signora ci vedeva così male che non si accorse del colore
e gliele comprò. Il vecchio calzolaio strizzò l'occhio alla piccola e incartò
le scarpe.
Il giorno dopo, in chiesa, tutti rimasero
sorpresi da quelle scarpe rosse che brillavano come mele lustrate, come cuori,
come prugne ben lavate. Ma alla bimba piacevano sempre di più. In giornata la
vecchia signora venne a sapere delle scarpette rosse della sua pupilla.
"Non mettere mai più quelle scarpe" le ordinò minacciosa. Ma la
domenica dopo la bambina non potè fare a meno di mettersi le scarpette rosse, e
poi si avviò alla chiesa con la vecchia signora. Sulla porta della chiesa c'era
un vecchio soldato con il braccio al collo. S'inchinò, chiese il permesso di spolverare
le scarpe e toccò le suole cantando una canzoncina che le fece venire il
solletico ai piedi. "Ricordati di restare per il ballo" e le strizzò
l'occhio.
Anche questa volta tutti guardarono con sospetto
le scarpette rosse della bambina. Ma a lei piacevano tanto quelle scarpe
lucenti, rosse come lamponi, come melagrane, che non riusciva a pensare ad
altro. Era tutta intenta a girare e rigirare i piedini, tanto che si dimenticò
di cantare. Quando uscirono dalla chiesa, il vecchio soldato esclamò: "Che
belle scarpette da ballo!". A quelle parole la bambina prese a piroettare
e non riuscì più a fermarsi, tanto che parve avesse perduto completamente il
controllo di sé. Danzò una gavotta e poi una sarda e poi un valzer,
volteggiando attraverso i campi. Il cocchiere della vecchia signora si lanciò
all'inseguimento della bambina, la prese e la riportò nella carrozza, ma i
piedini che indossavano le scarpette rosse continuavano a piroettare nell'aria.
Quando riuscirono a togliergliele, finalmente i piedi della bambina si
quietarono.
Di ritorno a casa, la vecchia signora lanciò le
scarpette rosse su uno scaffale altissimo e ordinò alla bambina di non toccarle
mai più. Ma lei non riusciva a fare a meno di guardarle e desiderarle. Per lei
erano ancora la cosa più bella che si trovasse sulla faccia della terra. Poco
tempo dopo, mentre la signora era malata, la bambina strisciò nella stanza in
cui si trovavano le scarpette rosse. Le guardò, là in alto sullo scaffale, le
contemplò, e la contemplazione si trasformò in potente desiderio, tanto che la
bambina prese le scarpe dallo scaffale e subito se le infilò, pensando che non
sarebbe accaduto nulla di male.
ARCANO XVI CASA DIO
Quando ho visto Arcano XVI
mi sono detta che, senza ombra di dubbio mi trovavo di fronte alla casa, alla
gabbia dorata in cui la signora aveva rinchiuso la bimba. Poi, però, l’Arcano
ha cominciato a suggerirmi una lettura diversa. I Mattoni di Casa Dio sono
rosa, e l’Arcano rappresenta noi, il nostro corpo e nel suo nome è chiaramente
indicato il significato che Dio è in noi, la nostra forza, la nostra capacità
creativa è in noi. E così mi è stato chiaro che la vecchia signora e la bambina
si facevano da specchio: come la prima aveva chiuso in prigione la bimba, nello
stesso modo la seconda aveva chiuso in gabbia la sua anima creatrice. Di
conseguenza lo spirito che esce fuori dalla Torre, a mio avviso, rappresenta le
famose scarpette rosse che la signora ha relegato su uno scaffale altissimo e
che da lassù continuano ad essere un richiamo irresistibile per la bimba. La
fiaba racconta che: “anche se costretta a stare ferma e tranquilla, senza
saltellare…un fuoco segreto le si accese nel cuore e continuò a desiderare le
sue scarpette rosse.” Casa Dio
rappresenta il nostro fuoco Alchemico, la capacità di trasformare la nostra
energia creativa senza mai trattenerla. Le palline colorate mostrate
dall’Arcano rappresentano quel fuoco che ha bisogno di fuoriuscire e
realizzarsi nella materia. Se si riesce a fare questo la temperatura dentro di
noi sarà stabile, e noi saremo in equilibrio, altrimenti diventeremo come una
pentola a pressione. Insieme alla
bambina entriamo nella casa della vecchia signora. Non c’è nulla in quel posto
che possa solleticare la nostra curiosità e accendere la nostra inventiva e
piano, piano piombiamo in una tristezza incredibile che ci fa desiderare
ossessivamente la gioia provata per la nostra vita “fatta a mano”, e
contemporaneamente avvertiremo nostalgia per l’allegro scoppiettio di quel
fuoco che dà senso al nostro vivere. Ed ecco, quindi, fare capolino mattine in
cui, appena svegli, ci sentiamo tristi o nervosi senza sapere il perché. Ci
accorgiamo, dopo l’ennesima delusione, di non essere più capaci di distinguere
le persone vere dalle false. Esattamente come individuiamo la gioia nelle
scarpette rosse e non nell’ impulso creativo che ci ha portato a realizzarle.
Arcano XVI ammonisce che il senso di vuoto che avvertiamo dentro, non è dato
dalla mancanza di un paio di rozze scarpette rosse ma dal fatto che non
riusciamo più a trovare il modo di costruirne un altro paio magari diverso! Il vuoto dentro potrebbe trasformarsi in un senso di fame
perenne. Non è il nostro corpo ad avere fame ma la nostra anima creatrice
chiusa in gabbia! Pensiamo di alimentare il nostro fuoco mangiando tutto quello
che ci capita davanti mentre dovremmo capire di cosa abbiamo bisogno. Nel bosco
avevamo bisogno di un paio di scarpette…e ora che ne abbiamo un paio nuove e
bellissime di cosa abbiamo bisogno? Solitamente è il momento in cui incontriamo
falsi amici, falsi amori, ci facciamo prendere da passioni che si esauriscono
con la velocità di un cerino: non hanno niente a che vedere con il nostro fuoco
creativo! Nella Fiaba sono rappresentati
dal calzolaio zoppo e dal soldato. Il primo consegnerà alla bimba il “falso
oggetto del suo desiderio” il secondo la introdurrà al piacere di una danza
sfrenata che le darà l’illusione di non essere più in gabbia. Cosa dovremmo
fare per non commettere gli errori della bimba? potremmo affermare diritto di
scegliere le scarpe che più ci piacciono… o di avere una stanza tutta per
noi…potremmo lasciare che la nostra anima esprima la gioia di vivere
passeggiando all’aperto o cantando a squarciagola…potremmo accorgerci che
l’abitudine ha corroso l’amore che mettevamo nel nostro lavoro ed allora,
potremmo decidere di cambiare il nostro modo di lavorare dando un’impostazione
diversa a tutto, potremmo e possiamo fare tutto…basta solo accorgersi che ciò
che cerchiamo siamo noi stessi: siamo noi il fiammifero che riattizzerà il
nostro fuoco dentro. Ma la bimba riesce solo a ribellarsi con l’inganno
all’ennesimo tentativo di renderla conforme alle rigide regole della casa. E’
una ribellione questa, che non modifica nulla dentro di lei e nel mondo fuori.
La punizione arriva, le scarpette relegate su una mensola altissima, e Casa Dio
torna ad essere una gabbia! La pentola a pressione è vicina all’esplosione! Se
ti va di raccontare del tuo “fuoco dentro” ne sarò contenta, se studi il
Mandala Tarologico la posizione in cui hai Casa Dio potrà suggerirti qualcosa
su quel fuoco! Se ti va di parlarne sono qui per camminare con te. A presto per
l’ultima parte della favola
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