venerdì 30 ottobre 2020

 Scarpette rosse parte 3

Arcano VII (Il Carro) Arcano XV (Il Diavolo)
Ma non appena le ebbe ai piedi subito si sentì sopraffatta dal desiderio di danzare. Danzò uscendo dalla stanza, e poi lungo le scale, prima una gavotta, poi una sarda e poi un valzer vertiginoso. La bambina era in estasi, e si accorse di essere nei guai solo quando volle girare a sinistra e le scarpe la costrinsero a girare a destra, e volle danzare in tondo e quelle la obbligarono a proseguire. E poi la portarono giù per la strada, attraverso i campi melmosi e nella foresta scura.
Appoggiato a un albero c'era il vecchio soldato dalla barba rossiccia, con il braccio al collo. "Oh che belle scarpette da ballo!" esclamò. Terrorizzata, la bambina cercò di sfilarsi le scarpe, ma più tirava e più quelle aderivano ai piedi. E così danzò e danzò sulle più alte colline e attraverso le valli, sotto la pioggia e sotto la neve e sotto la luce abbagliante del sole. Danzò nelle notti più nere e all'alba, danzò fino al tramonto. Ma era terribile: per lei non esisteva riposo. Danzò in un cimitero e là uno spirito pronunciò queste parole: "Danzerai con le tue scarpette rosse fino a che non diventerai come un fantasma, uno spettro, finché la pelle non penderà sulle ossa, finché di te non resteranno che visceri danzanti. Danzerai di porta in porta per tutti i villaggi, e busserai tre volte a ogni porta, e quando la gente ti vedrà, temerà per la sua vita". La bambina chiese pietà, ma prima che potesse insistere le scarpette rosse la trascinarono via. Danzò sui rovi, attraverso le correnti, sulle siepi, e danzando, danzando arrivò a casa, e c'erano persone in lutto. La vecchia signora era morta. Ma lei continuava a danzare. Entrò danzando nella foresta dove viveva il boia della città. E la mannaia appesa al muro prese a tremare sentendola avvicinare
"Per favore" pregò il boia mentre danzava sulla sua porta, "Per favore mi tagli le scarpe per liberarmi da questo tremendo fato". E con la mannaia il boia tagliò le cinghie delle scarpette rosse. Ma queste le restavano ai piedi. E lei lo pregò di tagliarle i piedi, perché così la sua vita non valeva nulla. Il boia allora le tagliò i piedi.
E le scarpette rosse con i piedi continuarono a danzare attraverso la foresta e sulla collina e oltre, fino a sparire alla vista. E ora la bambina era una povera storpia, e doveva farsi strada nel mondo andando a servizio da estranei, e mai più desiderò delle scarpette rosse.
Le scarpette Rosse, appena indossate trascinano la bimba in una danza spensierata che sarà tale fino al momento drammatico in cui capirà che è quel ballo senza riposo ad avere, ormai, il controllo della sua vita. Tutto questo non può che portarci a individuare in Arcano VII (Il Carro) l’Archetipo cui fare riferimento. In questo Arcano possiamo riconoscere la bimba sul Carro con lo sguardo fisso davanti a sé. Come accade in tutte le dipendenze, non riesce a pensare e a distogliere lo sguardo dall’oggetto del suo desiderio. Le quattro grosse colonne colorate, disegnate ai lati, le impediscono la visuale sia a destra che a sinistra e, cosa più importante, vediamo che la bimba non ha redini nelle mani per impartire qualsivoglia ordine ai cavalli. Continuando ad osservare questo Arcano notiamo anche che il cavallo di destra fa l’occhiolino a quello di sinistra in un atteggiamento che non può non ricordarci l’occhiolino del calzolaio della fiaba mentre l’altro non può che rappresentare il vecchio soldato che, toccando le suole delle scarpette conferisce loro il potere di trascinare la bimba sempre più lontana da sé stessa in balia solo della sua ossessione. “Opera del Diavolo!” avrebbe decretato mia nonna, ascoltando questa storia e stringendo con più forza fra le dita i grani del Rosario che aveva sempre con sé! Ed io avrei sorriso giudicando la sua interpretazione della favola frutto di una educazione bigotta. Oggi, però, che so che la complementare di Arcano VII (Il Carro) è Arcano XV (Il Diavolo) mi ritrovo a pensare che la mia cara nonna non avrebbe avuto tutti i torti! Ma che ruolo ha, allora, il Diavolo in questa storia? Enoch nella Bibbia ci dice:” Guarda il Diavolo da ogni lato e non da un lato solo come fai tu. Lo vedrai ritornare Dio.” Proviamo, allora, a guardarlo da tutti i lati. Se siamo vittime della paura di uscire dalla nostra gabbia, il Diavolo sarà dietro al nostro Carro e mostrandoci tutti i pericoli che potremmo incontrare non ci farà mai allontanare dalla nostra prigione. Da un altro punto di vista, se il Diavolo sarà al fianco del nostro Carro, potrebbe mostrarci che la fe-licità è sempre fuori da tutte le cose di cui diventiamo prigionieri e galoppando con noi potrebbe far-ci trovare la strada per ritrovare la capacità di creare una vita che ci somiglia. Ma nel comprendere che la felicità non è nella gabbia potremmo essere tentati di cercarla precipitandoci pericolosamente verso inutili paradisi artificiali. Se fosse così il Diavolo sarebbe davanti al nostro Carro e ne prende-rebbe il comando. Suonando il tamburo che ha sotto i piedi scandirebbe i tempi e il ritmo delle danze che inconsapevolmente ci troveremmo a ballare, come accade nella Favola. “A servizio di chi metti la tua vita? Scegli una vita di quieta disperazione o scegli di contribuire alla vita cercando di scrivere il tuo verso, unico ed irripetibile?” chiede quel Diavolo del professor Keating ai suoi ragazzi nel film “L’Attimo Fuggente”. In base alla risposta che daremo il Diavolo troverà il suo posto rispetto ad Ar-cano VII. La bimba, esausta, finisce col chiedere al boia di tagliarle i piedi restando storpia. Il mes-saggio nascosto è che la favola finisce, ma la nostra vita no e ci regala l’occasione per imparare a guidare il Carro di Arcano VII prestando attenzione a che il Diavolo galoppi al nostro fianco. Que-sto, probabilmente, vorrà dire tornare nel bosco della nostra infanzia e guardare la traiettoria della freccia di Cupido e scavando nel punto indicato dalla freccia, recuperare il nostro tesoro mimetizza-to in un rozzo paio di scarpette rosse. Ci accorgeremo che c’è una bimba a cui restituire le sue scar-pette rosse fatte di stracci e a cui dire, abbracciandola, che quelle scarpette sono bellissime!!! E’in salita la strada che ci porta a capire cosa simboleggiano nelle nostre vite le scarpette rosse ed è dolo-roso, una volta ritrovate, lasciarle andare per sempre, ma è necessario per tornare a essere capaci di crearne di nuove. La favola ci regala un altro indizio per capire dove trovare il senso della nostra os-sessione: La bimba danzando arriva in un cimitero ed incontra uno spirito. Anne Sextone ha scritto una poesia intitolata “Scarpette Rosse”
Sono nel cerchio, nella città morta, ed infilo scarpette rosse…Non sono mie
Sono di mia madre. Erano di sua madre.
Passate come un bene di famiglia
ma nascoste come lettere vergognose.
La casa e la strada cui appartengono sono nascoste
e tutte le donne sono anch’esse tutte nascoste!!
A chi nel nostro Albero Genealogico è stata rubata l’anima creatrice? Se mi rivedo in questa fiaba, forse ho scelto, in questa vita di imparare, a scegliere me stesso. Se la bimba della favola mi fa da specchio, forse ho preso l’impegno di imparare a guidare il Carro di Arcano VII, e ritrovando l’anima di una mia antenata a cui furono rubate le scarpette rosse la inviterò a salire sul mio Carro …rassicurandola che, questa volta non sarà necessario passare dalla casa del Boia!
Se studi il Mandala dove hai Arcano VII (Il carro) o Arcano XV (Il Diavolo)? Se ti sei rivista alla guida del Carro e ti va di raccontare la tua esperienza sarò felice di leggerti!

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